Impegno sociale e cinema è un connubio che è tornato a premiare la settima arte italiana, ormai da un decennio, quando pellicole come “La Grande Bellezza” o “ Il Divo” firmate dalla regia di Paolo Sorrentino, regalavano un nuovo posto d’onore alla settima arte tricolore nel panorama mondiale. Questo percorso, che ha ripreso il suo viaggio da un decennio e più, sta guadagnando sempre maggiore attenzione di pubblico e critica. E’ dunque il percorso del futuro della settima arte italiana, che non si accontenta più dei cinepanettoni? Credo che, dopo un periodo di relax mentale, il pubblico italiano abbia ri-iniziato ad avere voglia di riflettere, oltre che di divertirsi, in sala. Ed è anche la mia scommessa, partita qualche anno fa dalle stanze della Commissione Cultura della Regione Lazio, quando nei primi anni 2000 ricoprivo il ruolo di Presidente e maturavo la passione per la pellicola. Infatti, appena concluso il mandato, decidevo di acquistare una società di produzione, la Stemo Production, di cui diventavo Presidente nel 2006 per usare, da quel momento, come mezzo di predilezione per la denuncia sociale, la pellicola. Momenti ovviamente conditi sapientemente con svago e divertimento, da firme della scrittura filmica. Necessari per una presa di coscienza collettiva prodromica al cambiamento.
In effetti il percorso della rappresentazione della società italiana sul grande schermo è iniziato molti decenni fa, ad opera delle grandi firme della settima arte italiana, come Franco Fellini, Pierpaolo Pasolini, Franco Zeffirelli, Bernardo Bertolucci, che hanno imposto sulla scena internazionale interpreti magistrali come Sophia Loren, Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, solo per citare solo alcuni di quelli che hanno portato alta la bandiera italiana nel mondo. Tutti professionisti prestati alla descrizione di uno stile di vita dei decenni della ripresa economica dopo la guerra mondiale, accompagnandoci fino agli ultimi anni del novecento. I primi dieci anni del nuovo secolo, il 2000, sono stati caratterizzati sostanzialmente dalla voglia di svago, ma già oltre dieci anni fa l’utente delle sale ha preteso di più: ad oggi, dunque qual è la missione del cinema e quale il messaggio urgente? Ogni momento storico ha i suoi light motiv e la società ha le sue abitudini, i suoi vizi e le sue contraddizioni. La satira sociale è necessaria in ogni momento storico, come memoria e come pungolo, per costruire una presa di coscienza collettiva, seppure attraverso il sorriso. Una satira impressa, per il passato, nei copioni dei più grandi comici italiani, da Totò e Peppino De Filippo, per arrivare a vette irraggiungibili con Alberto Sordi, che ha aperto il percorso a tutti i suoi successori, primo tra tutti Carlo Verdone, senza consentire alla platea di dimenticare le lezioni apprese, sulle prepotenze e i soprusi del potere con il Marchese del Grillo, passando per i guadagni facili del Prof. Guido Tersilli, in barba alla sanità pubblica, senza tenere in nessun conto il diritto alla cura e alla salute del cittadino. Un messaggio rimasto indelebile, più di mille convegni, perché è passato attraverso la leggerezza di un sorriso, anche se non è bastato. Ed ora, in un momento così delicato per la società italiana, che esce ancor più fragile dalla prova del Covid 19, la lunga parentesi dei film commerciali e cinepanettoni sembra dover davvero volgere al termine. Il cinema già da un decennio ha virato verso l’originaria vocazione del racconto, senza limitarsi all’intrattenimento puro. A mio avviso dunque la missione del cinema è quella di riportare evasione e riflessione insieme, in un matrimonio di successo premiato dal pubblico.
Lei come produttore è riuscito a trovare il successo, coltivando questo filone? Già in questi passati dieci anni mi sono preso molte soddisfazioni, con la Stemo Productions, la società partita con la produzione di H2odio del 2006, firmata dal regista Alex Infascelli, per poi dare alla luce oltre venti film tutti nati da soggetti dedicati all’ impegno sociale, come “ L’esodo”, del 2012, Nastro d’Argento, sulla storia degli esodati, che rimangono fuori dal percorso lavorativo nel bel mezzo della loro carriera, senza meritare dunque né stipendio né pensione. Tulipani, una coproduzione Italia, Olanda, Lituania e Canada che racconta l’amore, ma anche il dolore, e la violenza subìta in terra pugliese, per mano del potere mafioso, dalla cui morsa però i protagonisti si liberano. Un messaggio di coraggio e di speranza, raccontato dal regista premio oscar Marc Van Diem, con un cast spaziale, con interpreti del calibro di Giancarlo Giannini, Gijs Naber, Ksenia Solo, Giorgio Pasotti, Lidia Vitale, Donatella Finocchiaro Michele Venitucci. Un film ospitato per l’anteprima nella sala conferenze del Tribunale di Catania, dall’Associazione Nazionale Magistrati e dall’associazione antiusura libera impresa.
Ci sono temi sociali che non sono piaghe prettamente italiane, come la ludopatìa o l’alcolismo. Ha pensato anche a queste problematiche, di respiro internazionale? Assolutamente: ho deciso di produrre un film che racconta la ludopatia, ma in maniera leggera e divertente, lasciando però riflettere su un dramma che, secondo le statistiche, è presente nella gran parte dei Paesi più avanzati economicamente, e che colpisce soprattutto le frange più povere e più fragili della popolazione, portando intere famiglie all’indigenza. Il titolo del film è “Il crimine non va in pensione”, per la regia di Fabio Fulco, con Stefania Sandrelli, Ivano Marescotti, Gianfranco D’Angelo, Franco Nero, Orso Maria Guerrini, Maurizio Mattioli, Salvatore Misticone, Gisella Sofio, Nunzia Schiano e molti altri Uno dei miei motivi d’orgoglio, perché è stato insignito di molti premi dalla critica, ma è stato anche premiato dal pubblico, portandolo a vincere la prima serata nel mese di giugno il che significa che si può fare qualità e ascolti con commedie attente al sociale. All’’alcolismo, una piaga che colpisce ancora i più fragili, ho voluto dedicato il film “Stato d’Ebbrezza”, un film firmato da Luca Biglione, è la storia di una persona di successo che cade suo malgrado, a causa dei dolori della vita, nel baratro dell’alcol. Ma poi riesce a liberarsene. Tratto da una storia vera e vincitore di moltissimi festival con Francesca Inaudi, Elisabetta Pellini, Fabio Troiano, Andrea Roncato, Antonia Truppo, Marco Cocci, Mietta, Nicola Nocella
Cosa bolle in pentola dunque per il futuro? Sono in uscita due co-produzioni internazionali: “La danza nera” un film politicamente scorretto e ha già vinto più di quindici premi, presentato ai festival di tutto il mondo, e “ L’altra luna” , che ha ottenuto il finanziamento europeo alla sceneggiatura per la regia di Carlo Chiaramonte, sul tema dell’omosessualità, vissuta in un contesto difficile come quello bosniaco, nella città di Sarajevo. Ed ancora, è in arrivo “Sultana’s dream”, una co-produzione Germania Portogallo, Spagna e Italia. Un cartone animato finanaziato dal progetto europeo “Media” per la sceneggiatura, dedicato al tema delle donne femministe in Pakistan. Tornando invece alle manie di tutti i giorni, stiamo per uscire con un film a cui teniamo moltissimo, “Selfiemania”: una coproduzione Austria, Russia, Italia da un’idea di Elisabetta Pellini. Nel film abbiamo sperimentato per la prima volta e con grande successo l’utilizzo di figure professionale come psicologo e massaggiatore sul set per troupe e cast, abbiamo coinvolto l’intera comunità di Santo Stefano di Camastra in Sicilia con il coinvolgimento attivo delle scuole e raccontato la magia e l’industria del cinema mentre giravamo, Una maniera questa di sviluppo delle professioni cinematografiche con la valorizzazione del territori. Abbiamo coinvolto 4 registi di grande talento per quattro episodi distinti, diretti da Elisabetta Pellini, Francesco Colangelo, Willem Zaeyen; Elly Senger- Weiss, per riflettere sulla mania del secolo, che purtroppo, secondo le statistiche, è anche tra le più pericolose.
E’ il momento per produrre? Quanto è difficile trovare i fondi e quanto è difficile costituire una società di produzione e quali sono i mezzi per sostenerla? E’ difficile, ma con La Stemo Productions è stata una partita vinta. E’ oggi una produzione accreditata. Ma non mi sono fermato: ho voluto creare una nuova società, la Toed, con cui moltiplicare il risultato, dando ancora nuova linfa vitale alle produzioni indipendenti. Il film italiano infatti è ingessato e non riesce a rischiare, non avendo coraggio di scegliere nuovi registi, opere prime, nuove firme per le sceneggiature e soprattutto nuovi attori, ne abbiamo moltissimi in Italia bravi e che studiano ma vengono esclusi sistematicamente per una mancanza di coraggio di noi produttori. Al contrario le mie produzioni indipendenti sono più inclini ad accettare il rischio: è chiaro che gli investimenti sono sempre molto pesanti, se si vuole garantire qualità al prodotto: ad esempio io mi avvalgo ormai in maniera stabile di nomi della fotografia e del montaggio che sono una garanzia, da Blasco Giurato (direttore della fotografia tra gli altri del capolavoro Nuovo Cinema Paradiso), a Gianni Mammolotti, per non parlare di grandi firme del montaggio, come Marco Spoletini e Ugo de Rossi,
Anche in tema di distribuzione ci sono delle novità, soprattutto con l’apertura ai film delle compagnie telefoniche e dei dispositivi mobili Si, stiamo puntando sul cinema verticale. I film ormai sono sbarcati sui cellulari: se si pensa che utilizziamo solo qualche minuto (cinque) al giorno, di media, al cinema, poco tempo di fronte al piccolo schermo che ci tiene impegnati per circa 40 minuti e invece siamo sul telefonino circa 5, 40 ogni giorno secondo le statistiche, si capisce come il cinema si debba adeguare. Ed infatti le grandi piattaforme estere ci hanno già pensato. Il cinema italiano arranca, ma le produzioni indipendenti stanno cercando di rimanere al passo. Stiamo preparando la trasformazione dal 16/9 al 9/16 con il primo film europeo verticale che si chiamerà “stand up for democracy” con Peter Greenaway e altri importanti registi per promuovere la democrazia del mezzo filmico per tutti , per promuovere la cultura a larga scala, senza che nessuno possa essere escluso dal dialogo e dal confronto sul cambiamento sociale, che passa attraverso il mezzo più affascinante e nobile che sia stato regalato dal ‘900 all’umanità: la settima arte.
https://www.avantionline.it/parla-claudio-bucci-dal-cinema-un-aiuto-a-riflettere/
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